Diario della missione di Annamaria in Kenya

15 maggio

Cari, sono appena arrivata, ottima accoglienza e luogo che ispira tanto lavoro. vi mando foto e diario in corso d’opera. Ecco i primi bimbi a cui ho dato i vestiti preparati da Bruna e foto della missione dove i prossimi volontari potranno alloggiare. Ci sono anche piantagioni di caffé per le quali mi hanno chiesto di promuovere l’esportazione così da favorire lo sviluppo locale.

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16 maggio
Nyeri, piccolo centro urbano a circa 150km da Nairobi, abitato soprattutto dall’etnia kikuyu, se si vuole, quella più occidentalizzata del kenya, sebbene ci siano presenze anche di Masai Samburu e Bantu. Un disperato bisogno di medici e di infermieri.moltissimi muoiono di cancro anche bambini. Il più grande problema è che i medici sono pochi e si fanno pagare molto , quindi la maggior parte dei pazienti muore senza poter ricevere neppure una terapia; non hai soldi, non ti curi, muori.non approvano la carità immediata ovvero dare da mangiare o vestire ma cercare di sviluppare progetti a lunga scadenza in cui impiegare persone, ecco perché vorrebbero incentivare raccolta ed esportazione del caffè anche nei mercatini equo solidali di Torino. Gli occhi dei bimbi che incontro sono intimoriti ma incuriositi,condividono giochi,hanno autonomia di movimento anche per strada o nei giardini. Difficilmente piangono o pretendono qualcosa con capricci, osservano e ringraziano in caso di dono evitando l’incrocio degli occhi soprattutto di noi “musungu” =senza pelle! Possiamo avviare una bella missione soprattutto sanitaria. Intanto qui per blackout non funziona più wifi e non so quando riuscirò a spedire questo racconto. Rivedo su di me il cielo stellato ovvero le stelle con il cielo di un Paese in crescita dove, nel nostro piccolo, portiamo e porteremo un po’ di noi per chi soffre ed è malato.

Visitato stamattina 35 sezioni dell’ospedale dove ci hanno richiesto intervento; serve tutto dalle urgenze alla maternità alla medicina generale. Vi racconterò la storia diBrian salvato per miracolo. Ora riunione con tutti i responsabili e direttore per capire quale aiuto possiamo concretamente portare. La povertà non permette a tutti di essere curati, molti bimbi anche muoiono di cancro e non lo sanno, per tutto l’ospedale c’è un solo oculista e un solo otorino e ad aspettare in Dea stamani circa 75 persone.,,vi penso e cerco di fare del mio meglio perché anche qui si difenda e conservi la vita.

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Cari sono ancora in ospedale. oggi ho visto davvero il mondo avere bisogno di qualcuno, tanti di noi, ho visto occhi spenti, privi di speranza in una sanità che conosce solo prezzi incredibilmente disumani per chi (pochi) coltiva e lavora nelle piantagioni di caffè per 1,5€ al giorno. Ho visto donne partorire in condizioni igieniche incredibili e operazioni chirurgiche in sale del tutto esposte a ogni rischio di infezioni. Faremo qualcosa, lavori e impegni nostri permettendolo..mi hanno chiesto di poter inviare ragazzi e professionisti qui (fino a 20 persone) e 5 a nanyuki, ospedale pediatrico dove andrò mercoledì. Alloggio e vitto garantito per tutti nella missione dove alloggio, molto ben protetta. Invio di medici specialisti anche per corsi di formazione e tutto il materiale di cui hanno bisogno che domani mi scriveranno. Faremo ciò che si potrà, almeno provandoci. Vi penso sotto questo cielo che parla del popolo kenyota,ricco nella sua povertà di speranza e genuina umanità; mentre qualcuno,sotto il nostro cielo,stanotte,starà aiutando pazienti e bisognosi che a Torino o altrove piangono aiuto e comprensione.tra queste lacrime senza rumore troviamo la forza di donare un po’ di noi. V’abbraccio.annamaria

17 maggio

Cari come state? Qui oggi tempo nuvoloso e freddo. Ora sono h15.30, ho trascorso tutta la mattinata alla nursing school e fatto possibile programma di partnership con loro per materiali che servono, lezioni e seminari di specialisti che noi non abbiamo,supporto agli studenti poveri. Ve ne parlerò in riunione e vedremo come organizzare il tutto. Adesso incontrerò gli studenti e alcune famiglie nel bisogno cui consegnerò altri vestiti.c’e grande rispetto per la cultura e l’istruzione, perché in pochi possono permetterselo. Lavoriamo anche in questa direzione. Vi abbraccio sentendovi vicini.

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Malati riposano io su Skype per lavorare con Italia e la quiete dell’ospedale dove infermieri e dottori collaborano tra loro e con il sorriso accolgono i pazienti che sperano soltanto in loro,pur essendo molto legati a rimedi tradizionali e a una religione cattolica che li accompagna devotamente verso la morte. Ascolto gli uccelli silenziosi ritirarsi e le stelle ricoprire una volta immensa di un cielo sereno.. Domani vi racconterò tanto perché visiterò orfanotrofio e ospedale esclusivamente pediatrico. Vi abbraccio che sia una dolce notte per voi..

18 maggio

Buongiorno a voi.. Qui in Kenya tutto si muove pole pole ma si muove eppure coscientemente. A mio avviso c’è investimento nello sviluppo locale, le persone non vogliono fuggire anzi accolgono, non pensano all’Europa o all’America come all’Eldorado ma crescono, vengono educati e cercano un’istruzione per restare qui e giovare al proprio paese..ho notato questo nei tanti studenti della nursing school dove ho tenuto corsi e riunioni e dove un inserviente sorprendentemente parlando delle numerose etnie presenti in Kenya mi ha chiesto in inglese “how many tribu there are in Italy?”..mi ha fatto riflettere e ho cercato di rispondergli facendo riferimento alle divisioni regionali e quindi dialettali e poi ho pensato a quanto le nostre “tribù”,a differenza delle loro sostanziali, non si parlino non dialoghino coltivino spesso indifferenza e forti convinzioni identitarie pur stando nello stesso Paese, poco aperti al meticciamento e all’ibridazione anche e soprattutto ora che l’immigrazione è non più emergenziale ma strutturale. Allora penso a chi è costretto a fuggire dal proprio Paese e non può salvaguardare quella ricchezza umana e tradizionale in cui è nato. C’è qualcosa che spinge via, e qualcosa, altrove, che attrae, che promette una vita migliore o anche solo la libertà e l’autodeterminazione: beni del cui valore noi spesso non ci rendiamo più conto perché ci sono dati gratis per il semplice fatto che siamo nati senza merito nel posto giusto, ma che fanno la differenza tra il vivere e l’essere vissuti, tra il decidere e l’essere decisi, tra il contare e l’essere solo contati, e chi scappa auspica di trovarli altrove, lo crede, lo sogna, se va male si illude, come le tante “tribù” che vedo giungere in Sicilia o che muoiono, indifferenti e anonimi, nel mare. Qui c’è voglia di non scappare, di contare e di valere per una terra che ha dato natali e dà da mangiare, che rende liberi pur nella semplicità e povertà..

Sono tornata ora da nanyuki dove ho visitato maternità in via di costruzione, fatte tante riunione con personale per capire bisogni dei pazienti, ci sarebbe buon alloggio anche per volontari. Poi.. Visitato e parlato con famiglie povere che vivono nelle case che vi mostro in queste foto, dove le pareti sono carta di giornale, gas accanto ai letti e porta di legno. In particolare sono rimasta con la famiglia di un padre cieco con moglie e bimba malate di HIV, altri due figli che, tornati da scuola, portano il padre in strada a mendicare per comprare qualcosa da mangiare, diversamente la donna malata non può lavorare e lui non vedente idem. Stasera ha detto che non andrà per strada perché ho voluto far loro spesa alimentare… I pochi soldi che riescono a ricevere dalla Caritas locale con cui sto facendo il progetto qui copre a stento la retta dei figli per studiare e le medicine della piccola. Questa è una realtà papabile che Caritas qui segue per (non spaventatevi) 2000 adulti e 3000 bambini malati o orfani. Vi penso con davanti agli occhi quella casa e gli occhi ciechi di un padre disperato per far mangiare i figli. Qui il sole sta per andare via e spero non venga ancora la pioggia, soprattutto per chi sentirà sulla pelle quel freddo e quel l’acqua. Abbracci caldi a voi

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19 maggio

Carissimi, torno da una mattinata sconvolgente. Dopo aver visitato una bella università in costruzione, ho provato una delle paure più grandi di sempre. Mi hanno portato in mezzo alla foresta in auto che si è arenata per fango e melma,vista pioggia di questi giorni. Vedevo intorno a me solo arbusti alti e strada impraticabile. Esperienza e conoscenza africana hanno permesso di proseguire a piedi (non vi dico le mie scarpe e pantaloni di cui poi mi sono completamente dimenticata e capirete)…sono arrivata dove ho visto questo mucchio di legno che costituiva il tetto e letto di una famiglia di quattro persone, genitori con due ragazzi entrambi con problemi mentali penso dovuti proprio all’estrema povertà. Li ho conosciuti.. Hanno ricostruito la casa in legno (vedete la cucina e il letto), dopo che l’acqua ha completamente affondato l’altra…non hanno avuto aiuto alcuno e la ragazza come vedete ha questi piedi e queste mani… Mi parlava di cose sconclusionate, dicendomi di essere nata nel 1975 e aver studiato (parla molto bene inglese), invece la madre confermava che fosse del 1964… Particolari inutili di fronte a tanta miseria di persone che non riescono a scendere neppure in paese, che mangiano erba intorno o le uova di una gallina, che trascorrono inesorabilmente le ore della giornata senza speranza alcuna che la loro situazione possa essere migliorata. Non ho visto altri vestiti né saponi né coperte e ho pensato alla nostra cantina… Quale miseria e così tante persone dimenticate dal mondo e nel mondo. Non sono soltanto in Kenya, lo so, ma immaginare ora il loro sguardo davanti a me, quei piedi e quelle mani che penso nessuno mai curerà mi fa sentire ancora di più il rimorso di un’autocoscienza fortemente occidentale. Mi dà sollievo ora pensare alla ragazza che, quando mi stavo allontanando da lei tra arbusti e fango, mi ha guardato dicendomi “grazie del tuo sguardo dolce su di me”. Vi abbraccio

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20 maggio

Cari,buongiorno a voi. Sto per andare nelle piantagioni di caffè per altra attività di sviluppo locale e nel carcere, soprattutto per donne con bimbi. Se tutti siete d’accordo, come Praticare, lascerei 50€ al progetto per fare spesa a famiglie visitate e alcune visite mediche, facendomi fare ricevuta alla Caritas con cui abbiamo iniziato questa collaborazione e dove i vostri volontari verranno. Che ne dite?

Stamani visita alle piantagioni di caffè e di tè, straordinario per lo sviluppo locale e noi potremo aiutarli lavorando con loro e vendendo anche loro prodotto in Italia. Ogni donna lavora 8-10h per 2€ al giorno, con un pacchetto che vedete, se venduto in Italia, può mangiare una famiglia di tre persone. Immensa ricchezza naturale e locale che può essere favorita e sostenuta anche con le nostre braccia e mani (la raccolta tra agosto e novembre ma servirebbero persone anche per la lavorazione con e per le macchine funzionanti ma arretrate che hanno).ho preso del caffè che vi farò assaggiare e decideremo poi cosa/come poter fare. Sacrificio lavoro e immensa deduzione di padri e madri che vedono in ogni chicco raccolto o in ogni foglia preservata il cibo per i figli, la loro istruzione e la possibilità di farli curare. In questo caso sarebbe davvero un nostro valore aggiunto allo sviluppo locale, verso la libertà e l’autonomia di questo popolo. Poi visita in carcere, 1300 detenuti, anche di massima sicurezza, tante donne con bimbi che vivono accanto a loro ma con pochissimi supporti. Ci hanno chiesto aiuto per vestiti giochi e materiale per il parto, aiuto nella riabilitazione alla vita quotidiana di persone che, soprattutto per povertà, hanno commesso furti o violenze. Malati mentali che stanno cercando di impArare alfabetizzazione e tanti sguardi e volti spenti.,tutti hanno una divisa, spesso a strisce, le gattabuie sono piccolissime e i bimbi dormono sui giacigli accanto alle loro madri. Anche oggi il cielo piange su questa gente che, pur ricca nella natura e nelle risorse, è schiacciata da una violenza strutturale che difficilmente potrà cambiare ma che, almeno, possiamo cercare di rendere più sopportabile e meno triste.domattina sarò con malati mentali per il mio ultimo giorno. Il naturale cibo di qui mi ha portato via un po’ di chili ma mi ha riempito di quel l’umanità e quella forza che viene dalle mani e dal sacrificio di chi ogni giorno, per poco o niente, lo produce. Grazie per essermi accanto con il pensiero e la forza del cuore.

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21 maggio

Mattinata trascorsa ad ascoltare e accarezzare malati mentali, alcuni con bimbi che non possono andare a scuola e ci chiedono aiuto per supporto scolastico. Persone che vivevano in mezzo alla strada, non mangiavano; oggi in parte recuperate.,questa una famiglia la cui figlia,teresa,non riusciva a camminare perché aggomitolata su se stessa, mangiava erba di campo e dormiva su pietre..0ggi vive con suo padre che vedete mentre scalda acqua sul fuoco, lui ora ha un cancro e si cerca il modo per curarlo (con molti soldi) altrimenti morrà e lei di nuovo sola. Per fortuna ci sono casi di malati guariti o almeno che vivono dignitosamente. Resta attaccato sul mio corpo lo sguardo perso di teresa e di altre tre donne incontrate stamani che, ancora malate, vivono anche lo stigma e la marginalizzazione dell’essere diversi. Povertà non risorse malattia e violenza si sommano per produrre non vite, non persone che chiedono solo di essere considerate tali. Mi preparo a 18 ore di viaggio.

E domani ore 17 sarò a Caselle.vi abbraccerei tutti trasmettendovi la forza e l’umanità che in questi giorni mi hanno insegnato,il calore del sorriso della donna kenyota pudica e l’allegria dell’uomo, gentile pur affaticato e preoccupato, lo spirito di adattamento e di autonomia dei bimbi,soli sin dai tre anni. Vi abbraccerei tutti perché,se avete deciso di fare anche solo un piccolo percorso con me,credete che qualcosa possa cambiare ma cambiare davvero per coloro che non hanno la nostra vita agiata ma a volte più infelice(stanchi del troppo lavoro, qui non ne hanno, del basso salario,per nove ore 2€,della casa sempre sporca,letto di legno e pareti di carta, della fila in attesa del dottore o di una prenotazione dopo un mese, impossibilità di farsi curare e morire perché non si conosce la malattia,solitudine e depressione immense perché pur tra molta gente ci sentiamo soli o perché abbiamo ricevuto troppo, malattia mentale perché non si sa come e di che vivere e neppure la strada basta, liti tra parenti per questioni di rispetto o soldi o averi, ricordare genitori mai conosciuti e sentirsi figli della terra, privarsi del cibo o sentirsi inadeguati a un modello di società perfezionista, cercare disperatamente di non mangiare soltanto erba e poter percorrere come tutti strade asfaltate). Questo è l’abbraccio che vorrei darvi con quel briciolo di speranza che stanotte, salendo sull’aereo, vorrei un po’ lasciare a questa gente.e come sempre, da dieci anni ormai, l’Africa mi dona più di quanto io possa lasciare a essa.grazie di VOI.

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Sto per partire per Nairobi e mi arriva questa testimonianza:

Hi anna, this my story
There lived a girl whose parents had separated while she was still young.These happened because her dad almost killed her mother with a knife he sharpened everyday despite her witnessing this incidence she didn’t hate her dad since deep in her heart she believed he was a good man is only that he was ill.so even after the separation she still visited her dad.The elder sister to her mum took her them in.she volunteered to educate the girl in exchange that her mum works wit no pay in her pub.life was not easy for the girl and her mum.Everday the aunt would insult the girl and the mother.They would sometimes find themselves crying bt they never lost hope in life.when she was in class six the aunt increased her insults and started telling the girl that she was mad like her dad `mwenda wazimu kama babako`.one day the grandma had visited and she had those words and she decided to take the girl and live with her…

praticare

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