Diario missione in Kenya di Annamaria

Kenya, Nyeri. 7 marzo ..ho la polvere tra i capelli, sui vestiti e negli occhi. La polvere della poverta e della miseria piu bieca e infelice che mi è entrata nelle viscere e nel cuore. oggi prime visite a otto famiglie tutte con malati di Hiv ed estremamente povere. A tutte abbiamo portato spesa alimentare (zucchero farina latte olio..) e lasciata una piccola quota per comprare verdura e frutta. Almeno con essi andranno avanti due settimane. Abbiamo consegnato vestiti, raccolti a Torino,soprattutto ai bimbi e materiale scolastico. Mi sono commossa di fronte a una ragazza di vent’anni che è a casa dato che non c’è lavoro né può andare a scuola per mancanza di risorse..sfogliava i quaderni donati per sentirne il profumo delle pagine. Case fatiscenti, con pareti di carta e letti di legno su cui dormono fino a cinque bimbi tutti insieme. Vedete gli ingressi inesistenti con porte di latta o bastoni, cucina dentro alle camere da tutti condivise.  La miseria più triste però è leggere dagli occhi di queste donne la disperazione del dover vendere il proprio corpo per far mangiare i figli o se stesse. Non esiste speranza di miglioramento né prospettiva di futuro..con Praticare vorrei proporre di adottare alcune tra le famiglie più disperate, almeno provvedendo a che i bimbi vadano a scuola o possano comprare farmaci. Prima il governo kenyota passava sostegno a queste famiglie, dall’ultimo anno non c’è alcun aiuto e vivono di queste beneficenze.tutti coloro che abbiamo visitato spesso vanno a letto digiuni e affamati e alcuni bimbi mangiano l’erba che circonda le baracche jn cui dormono. Di fronte a questa miseria ci si sente in colpa per essere nati dalla parte giusta del mondo ma necessari per averli visitati oggi e donato loro un po di sostentamento e respiro. Sento quella polvere addosso, soprattutto sul cuore, rivedendo davanti a me gli occhietti di questi bimbi che stasera magari mangeranno un po della nostra farina o berranno un po di latte consegnato nelle loro mani…qui già è scesa la sera dopo un sole cocente a 24 gradi che scaldava case senza tetto e asciugava vestiti appesi al vento. Domani visita di altre famiglie attanagliate da aids che è conseguenza di un’atroce violenza strutturale,nel cuore della savana,dove non penso che potrò scrivere. E vi lascio con la foto di questo bimbo che gioca con un pneumatico, di soli tre anni, già malato e infetto…che vita l’attende già sapendo che non ci sarà nessuno a guarirlo? Eppure …il nostro latte stasera lo nutrirà nella cura che abbiamo potuto donargli,umilmente e teneramente. V’abbraccio tanto.

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8/3/2017 Annamaria: Ciao a tutti..sono nel cuore della savana accanto a me scimiette e dromedari e un’estrema povertà. Non posso scrivere a lungo perché no wifi, domani sera tornerò a Nyeri dopo aver visitato altri 32 bimbi. Giornata intensissima con anche zebre ed elefanti e tante famiglie visitate che non ricevono aiuto alcuno ma scavano per terra per trovare acqua e bevono sangue delle mucche per alimentarsi. Sono stravolta ma sento necessaria questa mia presenza qui ora più che mai,soprattutto grazie a ciò che voi noi abbiamo stabilito di donare … ne sono felice,  anche se ho tutti i vestiti completamente impregnati di polvere e sabbia e soprattutto un’amarezza profonda nel cuore.. buona festa a chi può ma almeno senza sprecare ciò che altri neppure sognano di avere..pensiamoci  (dormirò in una sorta di capanna senza acqua stanotte’,pensando al bel mondo in cui viviamo a volte senza troppa umiltà).

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Doldol, Kenya, 9 marzo. Sono le tre di notte e si sente dalla finestra il passo sordo degli elefanti che si avvicinano alla comunità, sotto un manto di stelle in cui facilmente si intravedono i carri e la luna domina sovrana. Siamo nel cuore della savana dove abbiamo trascorso tutta la giornata, visitando altre famiglie nel bisogno. Definire bisogno lo stato in cui le abbiamo trovate è eufemistico,ancora più indigenti di quelle di ieri..Non esistono per il mondo e per la società. Vivono in manjatte come queste, fatte di sterco di capra e di paglia, con spine di agace intorno per difendersi dagli animali..difficilmente hanno acqua se non quella che trovano scavando alcune zone del terreno limitrofo dove lavano anche i vestiti, discinti e strappati,facendoli poi asciugare al sole. Penso non sappiano cosa sia il sapone né uno shampoo, naturalmente tutti scalzi con i piedi diventati oramai polvere e sabbia. Dimenticati da uno stato inesistente, i bambini bevono Saroi, ovvero sangue dalla giugulare della mucca per alimentarsi oppure un po di ugali (sorta di polenta),se riescono a trovare farina. Siamo giunti con la spesa che li sosterrà per qualche settimana, abbiamo dato scatole di vitamine, vestiti e materiale scolastico che utilizzeranno soltanto i pochi fortunati (normalmente due su tre cinque figli) che vengono mandati a scuola. Mi piace pensare che uno di quei quaderni distribuiti sia oggi dentro la cartella fatiscente del piccolo John che cammina 5 km tutte le mattine per andare a scuola, ritorna e pascola le capre perché i suoi fratellini e il padre malato di Hiv (madre morta per questo) possano berne il latte. Mi piace pensare che il piccolo Joseph di cinque anni, AIDS e tubercolosi (nella foto),abbia potuto gustare il lecca_lecca che gli abbiamo regalato (come agli altri fratelli ,accanto alla madre vedova) assaporando un gusto più dolce della vita che è diritto di un bimbo poter avere. Eppure in questa notte di silenzio rileggo i tanti messaggi giunti per la festa della donna (vi ringrazio) e sorrido di un sorriso amaro e triste perché oggi non ho visto donne, se non abusate e lasciate alla naturale funzione riproduttiva, non ho visto feste con sprechi di cibo o ristoranti ben costosi,ma bimbi che vanno a letto affamati sotto tetti di legno e lamiere o che paradossalmente non conoscono più fame né sete ma solo l’inesorabile trascorrere della luce della notte che si avvicenda a quella di un sole cocente (oggi trentuno gradi ). Dopo tante missioni, forse non avevo mai conosciuto la povertà estrema come questa, non comparabile a tanti quartieri senegalesi né malgasci, ugualmente visitati e studiati. DI fronte alla chiara violenza strutturale e alla mostra condizione delle famiglie resta la stupefacente visione di madri o padri (difficilmente vivi entrambi) che ti accolgono con il “Karibuni” (benvenuti) umile e tenero, con lo sguardo curvo sulla terra della loro casa e una mano delicata e sottile con cui ringraziano “Asante Sana”, quando andiamo via..ci lasciano benedizioni e auguri di buona vita per noi e le nostre famiglie, per poi tornare alla stentata vita di sempre. Molti di voi penseranno che sia facile sentirsi utili in contesti simili e accogliere ringraziamenti e benedizioni dai più miseri e disperati di questa terra…vi assicuro che non lo è per due ragioni: la prima, strutturale ed operativa, che ti pone l’obbligo morale di Dover fare qualcosa per loro e dare continuità a un seppur umile aiuto (ecco perché cercherò altri volontari che partano con Praticare oltre al gruppo già formato di inizio agosto); la seconda,etica ed esistenziale, che mi farà tornare in Italia ancora più consapevole della vita in cui vivo,dell’agio,dello spreco e del surplus che non basta mai a noi scontenti sempre del troppo e preoccupati spesso del deprimente vivere quotidiano. Mentre con la GIP percorrevamo strade scoscese tra elefanti, babuini, giraffe e scimmiette che forse sono gli esseri unici felici di queste terre, liberi e scorrazzanti su radure sterminate, la polvere ci entrava tra i capelli, negli occhi e sui vestiti, Inducendo una voglia matta di farsi una doccia o di avere abiti puliti. Poi ci si guarda indietro e si rivedono quei piedi di polvere, quegli abiti strappati, quelle bocche di bimbi che bevono nelle pozzanghere o in rade oasi tra pietre. Visiteremo domani altre famiglie della zona per poi tornare a Nyeri dove mi occuperò dei malati della riabilitazione psichiatrica e dei detenuti del carcere di media e alta sicurezza con cui trascorrero gli ultimi giorni di questa missione. Che si abbia il coraggio di fare sempre qualcosa, di cambiare questa miseria pur con piccoli gesti, di pulire la polvere e creare refrigerio per bocche e ventri,che si promuova una formazione che li renda liberi da questa miseria. Sotto questo manto di stelle con il cielo cercherò di aspettare il mattino per vedere una nuova alba di vite umane.

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Doldol 9 marzo. Kenya. Abbiamo iniziato la giornata con la visita a una famiglia talmente  povera ..I tre bimbi che vivono con la madre vedova non mangiavano da tre giorni né erano riusciti a trovare acqua pur scavando ..erano privi di forze per andare a scuola,dovendo camminare 6km.abdara e ritorno..siamo giunti come una provvidenza (qualcuno può crederlo oppure no),,perché il cibo portato avrebbe dato sollievo e Forza per andare oggi a scuola. La Scuola è un privilegio e non si può immaginare quanto siano fieri e contenti di andare coloro che possono pur camminando per ore e con forse una penna da condividere tra più bambini. Vanno e tornano felici, non annoiati come tanti studenti europei accompagnati fin dentro l’aula con la merendina in bocca e lo zaino all’ultima moda. La scuola è un privilegio come l’acqua e la farina …alcuni per vivere vendono acqua raccolta dalle pozzanghere ma io credo di aver attraversato qui il vero deserto arido e secco che rende assetati anche alla sola vista. davvero oggi tante famiglie nel l’estrema povertà il cui tetto è lamiera e coperta è il fuoco che brucia accanto. Proverò a mandare video..dormono sul letto in sette dieci persone perché arrivano anche bimbi rimasti orfani che cercano almeno il calore famigliare. Sono amareggiata perché evidentemente bisognerebbe agire sulla cultura dell’accoppiamento e della riproduzione,se di cultura parliamo. Non è neppure sesso ma naturale atto riproduttivo per cui la ragazzina di dodici anni ha gia il pancione e sua madre, quasi cieca per una cataratta che la accompagnerà fino alla morte,dovrà sfamare anche il nascituro.non è questione di preservativi o di morale religiosa (la maggior parte è animista e,dove esiste una church,cattolica cristiana), ma di non – sapere tradizionale appreso e mal riproposto. Ogni parte del corpo è coperta da polvere, io l’ho nelle orecchie tra i capelli e sui vestiti ma so che presto potrò fare una doccia, senza pretenderla calda…polvere che acceca e ottunde le orecchie. Mi sono permessa di pulirle alla signora anziana cui ho passato fisiologica agli occhi, quasi oramai ciechi, ed uscito tutta la sabbia stipata da anni. Vorrei che avessero almeno una gallina (che costa 5_7 euro) o una capra (8_10euro) che dia loro sostentamento e conforto. Ogni famiglia visitata, inflitta dall’Aids soprattutto nei bimbi,ci ha messo davanti agli occhi ancora la nuda povertà e ho pianto tanto andando via da un bimbo scalzo e affamato quando mi sono proiettata in un ristorante torinese e sono riuscita a fare una doccia per cinque minuti. Acqua cibo libro vestito sapone .. scontati per noi ma non per il mondo. Oggi, quando ne prenderemo o ne berremo, guardiamoli già assaporandoli con occhi diversi. Mi aspettano ora giornate nel carcere di massima sicurezza, nell’ospedale e nella riabilitazione psichiatrica,’dove neppure l’elefante visto a pochi metri,nel cuore della savaba,comunica quella speranza di libertà e di respiro. Che sia per voi una felice giornata con il sapore del gusto umile della vita.
“Ricorda figlio mio all’uomo che diventerai che non sarà mai più grande dell’amore che dai”. (Ermal Meta)
10/3/2017: Grande gioia stamani…Abbiamo fatto nascere due bimbi che hanno chiamato Hope e Peace,1,2kg e 1,8kg dando i nostri farmaci oerchè in ospedale potessero pagare le spese della mamma molto giovane. Quando me l’hanno portati a conoscere lei mi ha detto “Grazie per avermi dato la vita”, le lacrime dolci sono uscite naturalmente dai miei occhi e dal mio cuore …vi ho pensato tanto

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Nyeri,kenya,10 marzo. La giornata è iniziata con una gioia immensa: tutti i farmaci che abbiamo portato dall’Italia e donato all’ospedale del luogo sono serviti per pagare l’accoglienza e degenza di una giovane partoriente povera che ha dato alla luce due gemellini di 1.2kg e 1.8kg, uno Peace l’altro Hope. Ne ho preso uno in braccio e le lacrime son sgorgate da sole nel sentire le benedizioni della madre e “grazie per la vita che mi avete donato”. Senza quei soldi avrebbe contratto un debito di circa 1300 euro con l’ospedale e non avrebbe goduto della gioia di vedere una vita nascere. Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato a trovare farmaci o li hanno donati. I bimbi piccoli avvolti in calde coperte mj hanno ridato speranza, speranza di vita bella, sebbene la miseria dei Masai della savana visitati fino a ieri, la polvere sui loro corpi e l’impossibilità di mangiare e di bere mi perseguitano come un peso morale di coscienza che non devo né voglio scrollare da me. Ho proseguito la giornata nel carcere di massima sicurezza dove inizieremo con i volontari di Praticare corsi di inglese,  economia, informatica e soprattutto di quelle attività ludico-ricreative che redimono o perlomeno sollevano dal trauma e dalla colpa. Ho tenuto una lezione con carcerati reclusi da più di dieci anni,dopo una lunga presentazione con il direttore del carcere che è tra i consiglieri dello Stato di giustizia kenyota. Felice del nostro partenariato e io di guardare su quei volti non la colpevole amarezza di aver sbagliato nella vita ma la forza e volontà di redirmersi e di comprendere,cambiando,volendo non sbagliare più. Mi tornano in mente i versi del tragediografo greco Eschilo che tanto ho tradotto sui libri liceali: “Pathwn mathein”,si impara soffrendo. Tutti in fila con divise a strisce nere e bianche, tutti sull’Attenti davanti al direttore che mi faceva strada e due parole di coraggio quando mi hanno chiesto di salutarli. Tanti bimbi con madri che hanno sbagliato e che non avranno quella dolce infanzia che si dovrebbe garantire a ogni bimbo …di fronte a loro persino i poveri bimbi della savana mi sembrano più liberi e felici almeno di essere tali. A questo si è aggiunta la visita all’Hight School dove più di mille giovani studiano con la speranza di giungere all’università..Qui non si parla di Povertà (anche se mi hanno sottoposto tre Casi di ragazzi con famiglie poco abbienti che avrebbero bisogno di sostegno) ma di Ambizione alimentata da grande sacrificio, con una compostezza ed educazione sconcertanti, con un sorriso intelligente ma compìto da mettere quasi in imbarazzo il mio essere docente. Sognano di diventare ingegneri, professori, medici e di emancipare il loro paese da quella povertà che acceca molte delle loro famiglie..continuo a dire, in ogni missione, che garantire la salute e l’istruzione a un popolo significa assicurargli la libertà, proprio quella che tante volte ho visto negata e soppressa qui, come da noi,per ragioni pur molto diverse.  La libertà è ciò che non hanno i malati della riabilitazione psichiatrica con cui ho concluso la mia attività odierna: alcolisti drogati, vittime di dipendenze, che cercano di parlare e confidarsi, caduti nell’errore per quella povertà che acceca,che non dà lavoro,che rompe in modo stridente il silenzio assordante della povertà. .vogliono raccontare la loro storia di vita talora non voluta né cercata …oggi trascorrono il tempo in un centro dove faremo ugualmente attività e cercheremo di ridare la dignità della persona e la voglia di vivere a chi pensa di averle perdute o calpestate. La luna richiama all’introspezione e alla riflessione, cerco di vedere i sorrisi più belli di questi giorni e lasciarvi con un abbraccio tenero di serena condivisione. Grazie a chi di voi mi ha letto(ne ha avuto pazienza!), sognando ciò che vede nei documentari ma che qui è vita vera, amaramente e splendidamente vera; a chi di voi, oggi, aprendo il rubinetto dell’acqua ha quasi contato le sue goccioline pensando alle bocche secche di cui vi ho raccontato, a chi ha trovato nelle mie parole una seppur Minima speranza e pace (come i due gemellini di stamani) necessarie nella vita di Ciascuno, di essere umilmente per sé e per gli altri, ricordando che ciò che tieni solo per te sarà perduto, ciò  che doni sarà tuo per sempre. Sogni belli.

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Nel frattempo le nostre volontarie a M’Bour (Senegal) si stanno dando da fare a medicare i bimbi Talibè e presso l’orfanotrofio Pouponnière:

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Decisione dell’assemblea di Praticare:

The first decision is to support all the TEN poor and disadvantaged
families we visited in the cities of DOLDOL – IL POLEI – KIMANJO: we
want to buy one rooster, three hens and 10-15 kg of feed for
chickens for each family. We hope to be able to buy animals and
animal feed with an amount of about 50-60 € per family, which is
about 500-600 € readily available.

We think that having the animals will allow these families to live
with dignity, will give them a job and a future: if they can take
care of the animals wisely, animals will grow in number and in a few
months, families will have food and money to live.

We plan to make this donation once this year and see how these
families manage to handle the animals: if the results are good, we
can program a new possible aid next year with other chickens or
goats to add in the coming years.

It must be very clear that PRATI-CARE wants the receipt of all that
is spent (each animal and each feed box for animals) and
documentation with images that animals are donated to individual
households and to have periodic reports of how families live and
manage animals (through social workers of Caritas).

The second project that we decided concerns TEN among the poor
families we visited in Nyeri and Matanya / Nanyuki.

The volunteers we send in August will visit a single family/day from
Monday to Friday for two weeks throughout the afternoon.

They will spend time talking with adults, playing with children but,
above all, they will take care of their personal hygiene with a
shower (we need water !!!), cut nails, cut hair, brush teeth etc
etc.

PRATI-CARE will give to the volunteers the money to buy soap,
shampoo, hair-cutting machine, toothbrushes for each family, as well
as money to buy food for a week or so (as we done togheter last
March).

We allocate a sum of about € 10-15 per family, that is about
100-150 € in total.

The project is to continue to follow these families directly, during
this and the next missions that we are going to organize in the next
future.

The third project that we decided is to start a remote adoption
project.

It will take a bit of time, but the hope is to find generous people
who want to donate a sum of about € 350-400 per year to help a
family unit for a full year.

Again, PRATI-CARE will be very careful and want that all that will
be spent on individual families is documented with receipts and
periodic photographs of the delivery of food, as well as periodic
updates by the social workers of Caritas.

 

 

praticare

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